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Ragusa, mia moglie in stato vegetativo, come la sanità iblea Ragusa

Ragusa – Cari cittadini Iblei e lettori di Ragusanews,
a molte persone è capitato, parecchi ci siamo nel pieno, ad altri purtroppo capiterà: trovarsi nel pieno del dolore per se o un familiare.
Mia moglie è ricoverata alla Suap (speciale unità assistenza permanente) dell’Ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa in stato vegetativo irreversibile.

Tutta la sanità Iblea, purtroppo, vive anche essa uno stato non dissimile.
Tra campanilismi, spreco di risorse incapacità dirigenziali si tira avanti con abnegazione del personale sopravvissuto sperando che il buon Dio la mandi buona.


Io”ciò capitato“, sono uno dei tanti cittadini che sbigottiti, increduli dicono come e dove possa essere possibile sbattere la testa. La Suap da venerdì prossimo rischia di non avere medici, il personale è ridotto al minimo, non hanno presidi di medicazioni, dalle garze alle fasce le medicazioni avanzate per la cura delle lesioni da decubito vengono prescritte dallo specialista angiologo. Ogni parente ritira la prescrizione per essere autorizzata dalla farmacia territoriale e spesse volte vengono centellinate per scarsità di scorte.

Al piano sottostante la Suap c’è il servizio di fisioterapia, ma non c’è disponibilità per i ricoverati in Suap.
Le nuvole ci sono ma è il temporale che si prospetta a spaventare.
Mia moglie con altri sette pazienti in estremo bisogno di assistenza che fine farà? Ho tentato di poter parlare col Direttore Generale, ma mi sono dovuto accontentare di una risposta che proprio stamattina un vertice tra il sindaco e L’Asp ha affrontato problemi ed aspettative.
Ma nel frattempo chi si assumerà la responsabilità di sostituirsi a Dio?
La Suap è un gioiello importante che non può essere cancellato, il personale sono professionisti motivati, cordiali eccezionali, fanno miracoli con quello che hanno a disposizione. Io la sera vado tranquillo perché mia moglie è in buone mani. Ma la forza ha un limite, ci si sente frustrati quando si gira.

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