Nebbiuno, Novara – « No, non posso lasciar chiuso il bar nei giorni di festa, neanche a Natale e neppure a Capodanno perché può essere utile, non si sa mai ». Non ha un minimo di esitazione Anna Possi, la barista più anziana, anzi più longeva (e attiva) d’Italia che da 65 anni apre il suo bar al centro di Nebbiuno, in provincia di Novara, ogni mattina, alle 7 in punto. Lei di anni ne ha 99 compiuti un mese e mezzo fa, il 16 novembre e anche se non ci sente tanto bene al telefono, ci tiene a fare gli auguri a tutti attraverso Il Gusto: « Auguro serenità e pace. E soprattutto ai giovani un lavoro sicuro e giustamente retribuito. Ma voglio ricordare che tutti i lavori di ogni genere chiedono impegno e sacrificio ».
Forse si sta rivolgendo a chi secondo le sua opinione penserebbe troppo al tempo libero, anche se sacrosanto, di cui tanto si parla nel settore della ristorazione, e poco al valore delle fatiche lavorative. Ma certo è che, detto da lei che lavora da oltre mezzo secolo tutti i giorni, con lo stesso identico entusiasmo del primo giorno, anzi di più, le si può credere. Come dire, lavorare allunga la vita, se lo si fa con la passione, e anche quel senso di responsabilità – qualcuno direbbe di « altri tempi » – che le fa esclamare: « No, niente giorno di riposo, mai. Non l’ho mai preso e mai lo prenderò: questo non è un bar ma tante cose, un ufficio turistico, di informazioni, dove si consegnano le ricette, un ritrovo. E se il primo dell’anno qualcuno ha bisogno? ». In pratica per la signora Anna il suo regno è un po’ un servizio pubblico e il suo mestiere non è soltanto servire caffé e cappuccini su misura per i suoi clienti abituali che conosce uno per uno, ma anche essere utile anche a chi viene da fuori in questo piccolo borgo del novarese.
« La scorsa estate entrarono dei turisti stranieri e lei usò l’app di google traslate per tradurre le loro domande e le sue risposte » ci racconta la figlia Cristina che lavora al Comune di Nebbiuno, a pochi metri dal bar Centrale. La mamma barista che è accanto a lei interviene per ricordare che non smetterà di lavorare almeno per altri cinque anni: « Devo aspettare finché Cristina (oltre a lei ha un altro figlio più grande che però non vive nello stesso paese, ndr) non andrà in pensione, poi farò il mio primo viaggio. Finora non mi sono mai mossa da qui ».
E che non si sia mai spostata dal suo bancone di lavoro è una realtà: ogni mattina ha sempre aperto, puntualissima, alle 7 continuando (da sola) fino alle 19,30 d’inverno, e anche fino alle 21,30 durante l’estate. Orario praticamente continuato perché pranza dentro il bar o fa un veloce spuntino lì di sopra dove vive e dove su un altro piano abita anche la figlia con la sua famiglia. Solo il 25 dicembre ha tardato un po’ perché si è concessa una mezz’oretta in più perché Cristina l’ha invitata al pranzo di Natale. Il segreto di tanta giovinezza di spirito, e di servizio? « Sono una bimba – risponde -. Auguri a tutti per un felice 1924 ».
Si scusa per l’errore, ma ride. Forse non l’ha fatto apposta a confondere le date ma è evidente che davvero si sente di essere all’inizio della vita, alle soglie dei cent’anni lei che è nata nel 1924 ma è pienamente proiettata nel terzo e quarto millennio. È lei che con il doppio nome Anna Renè, come la chiamano tutti (Renè era il marito con cui aveva aperto il bar che finché lui era vivo portava il suo nome poi cambiato con l’attuale Bar Centrale), ha aperto il suo profilo Facebook in cui scrive personalmente. Dove qualche giorno fa ha fatto gli auguri (« Auguro a tutti i miei clienti, amici e conoscenti buon Natale e che l’anno prossimo sia portatore di pace, serenità e salute per tutti »). E un mese fa ha pubblicato un post per ringraziare quanti l’avevano festeggiata per il suo 99 compleanno: « Ringrazio infinitamente tutti per aver sottratto un attimo del vostro tempo per farmi gli auguri. Buona a vita a tutti ». E che buon 2024 (e 1924) sia.