In un’altra iniziativa, i parlamentari brasiliani hanno consegnato alle Nazioni Unite (ONU) una serie di denunce sulla situazione dei prigionieri l’8 gennaio in Brasile. In un rapporto pubblicato questo lunedì (1°), il quotidiano Gazeta do Povo sottolinea che azioni di questo tipo, per una serie di motivi, non hanno avuto alcun effetto.
Dal 2020, secondo il sondaggio del veicolo, il ricorso alle istanze internazionali contro gli abusi del Tribunale federale (STF) è stato frequente. Nell’articolo vengono citati diversi casi, come l’azione del National Institute of Advocacy (Inad), che ha portato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) una denuncia contro il Ministro Dias Toffoli, che, per decisione del tribunale, aveva avuto accesso ai dati riservati di circa 600.000 persone.
Nel 2021, il quotidiano cita la situazione del giornalista Allan dos Santos, di Terça Livre, che ha sporto denuncia contro Alexandre de Moraes allo stesso organo, dopo essere stato oggetto di vari tipi di censura e sanzioni a causa delle inchieste della Corte Suprema.
L’anno successivo, il rapporto sottolinea lo scenario che coinvolge la deputata Carla Zambelli (PL-SP), che è stata censurata dal Tribunale elettorale superiore (TSE) e ha portato il suo caso all’OAS.
Tuttavia, anche di fronte a così tante lamentele, Gazeta do Povo sottolinea che la CIDH “tende ad essere più sollecita e rapida quando gli ordini del giorno in questione sono adottati dalla sinistra”, come in questioni che comportano sforzi per ampliare l’accesso all’aborto nel paese Brasile.
Sempre secondo il veicolo del Paraná, l’ONU segue una linea simile, come la decisione del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che ha ritenuto che il presidente Luiz Inácio Lula da Silva (PT) avesse i suoi diritti violati dalla giustizia brasiliana.