Il ministro del Tribunale Supremo Federale (STF), Flávio Dino, ha preso una decisione considerata controversa determinando, in maniera monocratica, il ritiro dalla circolazione dei libri legali con contenuti ritenuti degradanti nei confronti della comunità LGBTQIA+ e delle donne.
La misura, annunciata venerdì (1), risponde ad una richiesta del Ministero Pubblico Federale (MPF), che ha intrapreso un'azione legale in seguito alle segnalazioni di contenuti omofobici e misogini nei lavori. I libri, pubblicati tra il 2008 e il 2009 dalla casa editrice Conceito Editorial, sono stati identificati dagli studenti dell'Università Statale di Londrina (PR) come contenenti brani offensivi.
Dino ha sottolineato che brani tratti da quattro opere violano la dignità umana, sostenendo che la decisione non caratterizza la censura. Tra i contenuti citati figurano la classificazione dell' »omosessualità » come « anomalia sessuale » e un'associazione presumibilmente pregiudiziale tra HIV e omosessualità, oltre a dichiarazioni sprezzanti nei confronti delle donne. In uno degli estratti, il testo menzionava che alcune delle “donne più belle e calde” sarebbero ad “uso esclusivo” di alcuni uomini, in una descrizione considerata degradante e discriminatoria, secondo il giudice.
La decisione di Dino risponde ad un ricorso della MPF contro una precedente intesa del Tribunale Regionale Federale della IV Regione (TRF-4), che aveva negato la rimozione delle opere. Nella sua sentenza Dino ha consentito la ristampa dei libri purché vengano rimossi i brani offensivi, sostenendo che la libertà di espressione non è un diritto assoluto quando lo costituisce quello che lui chiama 'abuso'.
Per giustificare l’intervento, il ministro ha citato i dati del Bahia Gay Group, citando che il Brasile ha registrato 257 morti violente di persone LGBTQIA+ nel 2023, già sotto il governo Lula, quando Dino era ministro della Giustizia, guidando la classifica mondiale della violenza omotransfobica.
Dino ha sottolineato che la discriminazione motivata dall'identità di genere e dall'orientamento sessuale è incompatibile con lo Stato di diritto democratico e rappresenta un affronto al principio della dignità umana. Nella decisione, ha inoltre affermato che la Costituzione prevede la responsabilità in caso di mancato rispetto della dignità, applicandosi, in questo caso, alle pubblicazioni che denunciano in modo degradante gruppi minoritari, come la comunità LGBTQIA+ e le donne.