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Gramellini lascia la Rai e passa a La7

Nel grande sommovimento creato dal cambio dei vertici della Rai in chiave centro destra, si stanno riallineando i protagonisti in campo. Di fronte a Discovery che allarga il suo campo strategico con l’arrivo della squadra di Fabio Fazio e con le risorse anche parte di Officina, anche Urbano Cairo cerca di rafforzare LA7 e Rcs MediaGroup stringendo i ranghi dei propri talenti. Così Massimo Gramellini firma di punta del Corriere, ha deciso di passare a LA7 e non proseguire con il suo programma in prima serata su Rai 3 ‘Le Parole’. Il suo contratto era scaduto, ma in Rai l’intenzione era di rinnovarlo anche rilanciando collocazione e ruolo.

Il giornalista non conferma: « Non ho ancora deciso ». Se così fosse, la stessa Rai 3 di Annunziata e Fazio perderebbe un altro protagonista di prestigio della programmazione. Già il discorso pronunciato il 27 maggio scorso, come saluto per l’ultima puntata di stagione del suo programma Le parole, aveva le caratteristiche del commiato: « Questo programma è diventato una piccola parte della vostra vita – aveva detto Gramellini rivolgendosi al pubblico – me ne accorgo quando incontro qualcuno di voi per strada. Non potrebbe esserci un complimento migliore per noi. Ma ‘pubblico’ significa anche servizio pubblico. Voglio ringraziare la Rai, tanto bistrattata. Al di là e al di sopra degli appetiti di potere di cui è oggetto fin dalla sua nascita, questa azienda è piena di lavoratori, tecnici, dirigenti straordinari. Ho avuto la fortuna di lavorare con molti di loro ».


Il passaggio a La7 rientrerebbe nell’ordine naturale delle cose, l’editore è Urbaino Cairo, anche editore di Rcs, gruppo in cui Gramellini lavora come editorialista del Corriere della Sera. Quanto all’impegno del giornalista, si parla di un programma destinato al sabato sera, con caratteristiche simili a quelle di Le parole.

E sempre nell’ultima puntata del programma di Rai 3 il giornalista aveva aggiunto che « un grande dirigente della Rai del passato mi disse che il servizio pubblico non consiste nell’avere tutti i racconti della realtà nello stesso programma, ma la possibilità di scegliere diversi programmi che raccontino la realtà in modi diversi. Ogni spettatore, pagando il canone, finanzia non solo la propria libertà di scelta, ma anche quella degli altri. Finanzia l’edicola in cui ognuno di noi può leggere il giornale che preferisce. Noi ambiamo ad essere uno di quei giornali. Non un’arena in cui ci si scontra violentemente. Assomigliamo più a un gruppo di amici che si ritrovano il sabato sera per raccontarsi la settimana, scambiarsi delle opinioni, farsi quattro risate e, se capita, un pianto. Prima di farne uno anche adesso – aveva concluso Gramellini – salutiamoci con un sorriso. Buona estate ».

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