La lotta alla diffusione dell’estrazione mineraria illegale è stata una delle maggiori difficoltà affrontate dal governo brasiliano negli ultimi anni. Un nuovo studio della ONG WWF-Brasile indica che l’attività sta causando un grave rischio a quattro bacini amazzonici, situati in territori indigeni.
Il lavoro mette in guardia sulla possibilità di contaminazione da mercurio al di sopra dei livelli considerati sicuri. La proiezione è stata effettuata sulla base di un modello probabilistico sviluppato dalla Environmental Protection Agency degli Stati Uniti.
Le concentrazioni di mercurio sono superiori al limite
- Il modello ha utilizzato i dati dell'“Osservatorio Mercurio” sulla distribuzione e l'accumulo del metallo nei quattro bacini dei fiumi Tapajós (Pará, Mato Grosso e Amazonas); fiume Xingu (Pará e Mato Grosso); e i fiumi Mucajaí e Uraricoera, gli ultimi due, a nord di Roraima, la zona dove vive il popolo Yanomami.
- I risultati indicano un “rischio estremamente elevato” di contaminazione in più della metà dei sottobacini analizzati.
- Le concentrazioni di mercurio sarebbero più basse nelle sorgenti dei fiumi e aumenterebbero lungo il corso del fiume.
- È possibile accedere all’opera completa cliccando qui.
Le comunità fluviali dell’Amazzonia sono quelle che corrono i rischi maggiori (Immagine: divulgazione/Polizia federale)
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Le popolazioni indigene e lungo i fiumi sono le più colpite
I ricercatori hanno avvertito che il mercurio si accumula nella catena alimentare, soprattutto nel pesce consumato dalla popolazione locale. I risultati indicano un rischio di contaminazione molto elevato per uomini e donne in oltre il 50% dei sottobacini analizzati e numeri allarmanti per le popolazioni indigene e rivierasche, che sono più vicine alle fonti di contaminazione.
Dei 3.791 sottobacini di Tapajós, ad esempio, più della metà (51,77%) non rispetterebbe la legislazione ambientale brasiliana. Un'analisi più dettagliata rivela una maggiore inadeguatezza nelle subunità del bacino del Basso Teles Pires, del fiume Apiacás e dell'Alto e Medio Teles Pires, tutte con percentuali superiori al 59%.
La contaminazione colpisce anche i pesci (Immagine: Jo-Anne McArthur/Unsplash)
Poiché gli uomini tendono a consumare più pesce rispetto alle donne, le aree a rischio per loro sono molto elevate (49,4%), molto più elevate rispetto a quelle delle donne (45,1%). Questa percentuale è ancora più alta per le popolazioni indigene, che fanno affidamento sul pesce come principale fonte di apporto proteico: per loro, il 49,6% dei sottobacini sono considerati territori ad altissimo rischio.
Per Vitor Domingues, analista ambientale e uno dei responsabili dello studio del WWF, una delle maggiori sfide è la scarsità di dati campione, da qui la necessità di proiettare i dati. Lo studio formula inoltre diverse raccomandazioni, come l'attuazione di un monitoraggio più adatto alle condizioni delle diverse sottoregioni; e la creazione di un sistema informativo a supporto delle azioni del governo.