Roma – Arriva puntuale alle otto lo studente Alessandro Giuli (Roma, 1975), da quasi un mese anche ministro della Cultura. A 49 anni appena compiuti deve sostenere l’ultimo esame per ottenere la laurea in Lettere e Filosofia. Un esame blindatissimo. Per l’occasione ha scelto un abito grigio e porta una borsa di pelle gonfia di libri. L’esame è in Teoria delle dottrine teologiche e si svolge nello studio del professore Gaetano Lettieri, al terzo piano dell’edificio di Lettere alla Sapienza. Venti minuti di discettazioni su Agostino e i Padri della Chiesa. Quattro domande, una che il professore Lettieri annuncia che sarà «difficilissima».
Giuli all’inizio appare teso, sbatte di continuo le palpebre. Dopo la seconda domanda si rilassa e l’esame diventa una conversazione a più voci con le altre persone presenti nello studio per un esame che in teoria dovrebbe essere pubblico ma non aveva altri testimoni che non fossero addetti ai lavori. Alla fine risate, un 30 scritto sul registro, la firma e la promessa: «Non finisce qui». A gennaio dovrebbe esserci la discussione della tesi, sempre con il professore Lettieri, sulla transizione tra paganesimo e cristianesimo.