Gli effetti causati dalle attività umane sul nostro pianeta sono evidenti e sono stati evidenziati principalmente dai cambiamenti climatici. Ma questi impatti vanno ben oltre e hanno portato gli scienziati a nominare addirittura un’epoca geologica modellata dall’azione umana: l’Antropocene. Ora, un nuovo studio sostiene che questo periodo potrebbe essere iniziato molto più tardi di quanto si pensasse in precedenza.
L'inizio dell'Antropocene è oggetto di un intenso dibattito
- Definire esattamente quando è iniziato l’Antropocene è una sfida importante.
- Ad esempio, circa 12.000 anni fa, gli esseri umani svilupparono l’agricoltura e iniziarono a utilizzare ampi tratti di terra per questa pratica.
- Ricerche precedenti, tuttavia, sottolineano che le prime trasformazioni indotte dall’uomo sulla Terra sono avvenute 8.000 anni fa, con l’avvento delle società agricole, oppure tra 6.500 e 5.000 anni fa con lo sviluppo della coltivazione irrigua del riso.
- Tutti questi eventi hanno introdotto cambiamenti significativi nell’ambiente e hanno cambiato il clima sulla Terra.
- Il grande dibattito è se un singolo momento possa essere definito come il punto di partenza di questa epoca geologica.
Si ritiene che eventi cruciali come l’inizio dell’agricoltura o la rivoluzione industriale definiscano una pietra miliare iniziale dell’Antropocene (Immagine: Everett Collection/Shutterstock)
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Effetti dell'attività umana su scala globale
In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista PNAS, un gruppo di scienziati sostiene che l’inizio dell’Antropocene si è verificato intorno al 1952. La data è stata determinata analizzando i registri degli impatti antropici in 137 località in tutto il mondo negli ultimi 7.700 anni.
Gli scienziati hanno individuato tre potenziali candidati. Il primo di questi è il periodo tra il 1855 e il 1890, che vide cambiamenti significativi associati alla rivoluzione industriale, come aumenti delle concentrazioni di piombo, rapporti isotopici stabili e disturbi negli equilibri dei nutrienti nei laghi.
Il secondo è tra il 1909 e il 1944. Durante questo periodo si sono verificati cambiamenti significativi nella composizione dei pollini, aumenti nelle concentrazioni di nerofumo (una forma di carbonio puro che contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico) e diffusi cambiamenti degli isotopi stabili.
L’ultimo periodo, infine, è quello compreso tra il 1948 e il 1953, quando il pianeta conobbe un massiccio aumento degli inquinanti organici e la comparsa delle microplastiche. Questo è anche il periodo in cui gli impatti dell’era nucleare compaiono nella documentazione geologica, con l’introduzione del plutonio e del moderno carbonio-14 derivante dalle detonazioni nucleari.
Rappresentazione artistica del dominio umano sulla Terra (Immagine: MST. Rowshonara Begum/Shutterstock)
Secondo i ricercatori, quest’ultimo candidato è il punto in cui il rapido aumento senza precedenti delle impronte antropogeniche negli strati geologici si è verificato simultaneamente in Europa, Nord America, Asia orientale, Oceania, Antartide, Artico e in altre regioni. Ciò suggerisce che in quel periodo l’impatto umano sull’ambiente si stava diffondendo su scala globale.
Le implicazioni per i risultati di questo studio sono profonde, poiché aiutano a valutare la gravità della nostra situazione attuale. Per gli scienziati, non c’è mai stato un momento in cui è stato più importante cambiare il modo in cui il grande pubblico vede il rapporto tra gli esseri umani e il pianeta. E il concetto di Antropocene è essenziale per cambiare questa visione.