Scicli – Sarà presentato il 7 agosto alle ore 21,30 in piazzetta Aleardi il libro « Il tenente Ignazio Terranova » di Maria Carmela Terranova. L’opera è di Apollo edizioni. Converserà con l’autrice Bartolo Lorefice. L’iniziativa è del Giornale di Scicli e del Movimento Brancati.
Nella tragica ricorrenza dell’otto settembre 1943, quando la notizia dell’armistizio mise l’Italia a soqquadro definitivo, il Ten. Ignazio Terranova, in servizio presso l’Arma dei CC nella Legione di Zara, si trovava a Roma in licenza. Avrebbe potuto trovare una facile salvezza, ma non ebbe alcun dubbio e scelse di rientrare subito, e non senza difficoltà, in primo luogo per onore alla Bandiera, e per non abbandonare i suoi uomini. Nel capoluogo dalmata, che era diventato una piazzaforte tedesca col supporto ustascia croato, e dove la sovranità della RSI era venuta sostanzialmente meno, aveva trovato spazio un difficile dialogo con i partigiani titoisti, condiviso anche dalle maggiori autorità civili, nonostante gli evidenti rischi di tale scelta. In sostanza, tale dialogo corrispondeva a una diffusa quanto ragionevole l’opinione del diritto e della necessità.
Nondimeno, dopo la cosiddetta “liberazione” del 31 ottobre 1944, i partigiani si resero responsabili di un tradimento davvero ignobile, perché non si limitarono ad arrestare e uccidere le autorità italiane, dal Prefetto Vincenzo Serrentino al Maggiore dei CC Pellegrino Trafficante, e allo stesso Tenente Ignazio Terranova, che secondo testimonianze attendibili fu fucilato a Sebenico dopo diversi mesi di allucinante prigionia, all’ancor giovane età di 33 anni (era nato a Scicli il 12 febbraio 1911).
A riconoscimento ufficiale del suo eletto patriottismo culminato nell’estremo sacrificio, alla memoria del compianto Ignazio sono state conferite, in data 10 febbraio 2019 (Giorno del Ricordo), le onorificenze disposte con Legge 30 marzo 2004 n. 92 (Attestato a firma del Presidente della Repubblica e Medaglia d’Onore). E’ congruo rammentare che Zara era stata distrutta da 54 bombardamenti degli Alleati, richiesti proprio dai partigiani titoisti sebbene la città fosse priva di importanti obiettivi militari. Tali incursioni indussero un alto numero di Vittime, non inferiore alle duemila. Nella sua commendevole opera dedicata alla grande tragedia giuliana e dalmata, un indimenticabile patriota come il Prof. Italo Gabrielli, nobile Presidente dell’Unione degli Istriani e vessillifero della protesta nazionale contro l’infausto trattato di Osimo (1975), seppe illustrarla con indubbio coraggio, esemplare chiarezza e riconosciuta congruità storiografica, richiamando la comune attenzione sui “diritti negati” e sul “genocidio programmato” da parte jugoslava. Ebbene, quanto accadde a Zara e in Dalmazia dopo la fine di una guerra senza precedenti anche per numero di Caduti, s’inquadra perfettamente nell’assunto, alla luce dell’estremo sacrificio di tanti Italiani.
Nella medesima ottica si deve menzionare che – nel maggio 2018 – il Sacrario Nazionale di Basovizza (Trieste), sorto in onore dei Caduti infoibati o diversamente massacrati, si è arricchito di un nuovo Monumento: quello ai Carabinieri, inaugurato dal Comandante Generale dell’Arma, alla presenza di tanti Congiunti, tra cui Maria Carmela Terranova, nipote di Ignazio. Si è trattato di un riconoscimento dovuto, che è bene ricordare a futura memoria, quale perenne attestazione di un grande sacrificio collettivo compiuto in ossequio ad un profondo senso dello Stato, assieme a una forte coscienza etica e civile. Nell’ottantennio dai fatti (1943-2023) è corretto onorare i Martiri del comprensorio nord-orientale adriatico, e nel caso specifico quelli del distretto di Zara, che non ebbero altra colpa, all’infuori della fedeltà alla Patria e alla sacralità del dovere.
Ciò, sia nell’ambito di un necessario “approccio obiettivo” alla storia, sia nell’omaggio perenne all’eroismo di tutti coloro che attestarono con la propria vita un totale impegno per i Valori non negoziabili, allora come sempre. Oggi, sul piano etico è indispensabile riconoscere quanto sia stato importante il sacrificio di questi Caduti, che scelsero di restare al proprio posto quando tutto stava crollando, senz’altro conforto se non quello di aver mantenuto fede al giuramento prestato davanti alla propria gloriosa Bandiera.