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Margaret Spada, i medici nascondono qualcosa?

Roma – I medici che hanno tentato di rianimare Margaret Spada nascondono qualcosa? I dubbi si insinuano negli inquirenti. Anche perché le prime discrepanze sono emerse tra quanto indicato dai Procopio nella cartella clinica e quanto riscontrato invece dai dottori dell’ospedale Sant’Eugenio. Le cause della morte della 22enne restano ancora un mistero. Ma gli interrogativi su chi ha effettuato la rinoplastica rimangono.

Partiamo dalla cartella clinica. Qui dovrebbe trovarsi la documentazione completa di tutte le informazioni anagrafiche e cliniche del paziente. C’è però un problema rilevato dai medici del pronto soccorso dove la 22enne è stata ricoverata. Ovvero le condizioni della giovane in entrata non coincidono con il reale stato della giovane. «L’edema cerebrale e l’esame neurologico di Margaret Spada erano incompatibili con una corretta e pronta rianimazione cardiopolmonare prima dell’intervento del 118», si legge nella relazione. E quindi, la tesi, è che non fu soccorsa adeguatamente e subito.


C’è poi la questione dell’anestetico utilizzato prima dell’intervento. Dei farmaci sono stati sequestrati nello studio dei Procopio, ma occorrerà analizzare se possano aver determinato o meno una reazione allergica. Un elemento chiave a tal fine è la complicazione riscontrata dall’ospedale dove è stata portata. Perché la verifica radiodiagnostica documentava anche «una polmonite ab ingestis». E per questo si trasferiva «la paziente in terapia intensiva, ove si effettuava una toilette broncoscopica e la truzione di bronchi secondari e terziari da materiale alimentare». Come è successo? In base a quanto scritto dai medici, Margaret, nonostante dovesse essere sottoposta ad anestesia, aveva mangiato un panino prima dell’intervento. Non avendo peraltro ricevuto, secondo quanto riportato, indicazioni contrarie.

Che dal giorno del ricovero a quello del decesso sia stato portato via qualcosa dallo studio? È un’ipotesi a cui stanno lavorando gli inquirenti. Anche perché Margaret è finita in coma il 4 novembre, ma una perquisizione più approfondita è stata svolta solo il 7 novembre. Ve n’è poi stata un’altra, dove i carabinieri hanno trovato un defibrillatore, dei farmaci e un bisturbi.

Due sono i punti chiave per accertare se la morte si potesse prevedere, ma soprattutto prevenire. Quando al primo aspetto, si dovranno accertare quali esami sono stati effettuati. Rispetto al secondo, invece, l’attenzione si concentrerà soprattutto sulle procedure di rianimazione. Perché i medici che hanno scritto la relazione della Asl sul percorso clinico-assistenziale dicono che Margaret non fu subito e correttamente rianimata. E aggiungono che la manovra (che forse poteva salvargli la vita) non fu eseguita correttamente e tempestivamente.

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