Castelvetrano – Matteo Messina Denaro, raccontano i giudici del Riesame nel respingere la richiesta di scarcerazione dell’amante storica del capomafia, la maestra Laura Bonafede, voleva far fuori la nonna di sua figlia.
Un piano di morte mai portato a compimento — il tribunale non spiega perché e forse neppure lo sa — che l’ex latitante aveva ideato per vendicarsi di Filippina Polizzi, madre di Franca Alagna, la donna che al boss ha dato una figlia, Lorenza. L’ex primula rossa di Cosa nostra non aveva dubbi: se Lorenza, costretta con la madre a vivere nella casa paterna, compiuti 18 anni, aveva deciso di andarsene scappando fino a Londra per tagliare i ponti con una famiglia decisamente difficile, la colpa era della nonna materna. Che per questo doveva morire. Più che una supposizione, secondo i giudici, che scoprono il progetto del boss scartabellando tra le pagine della lunga informativa dei carabinieri del Ros, gli investigatori che a gennaio hanno messo le manette al padrino.
In un messaggio del 15 dicembre del 2022 tra l’allora latitante e la Bonafede, uno dei tanti trovati dai militari, «la maestra lasciava intendere – scrivono i magistrati – che Messina Denaro avesse manifestato il proprio intento omicidiario ai danni di Filippina Polizzi, madre di Franca Alagna e ritenuta la vera artefice delle frizioni familiari». Nel biglietto citato dai giudici la Bonafede, riferendosi a una precedente comunicazione con il capomafia, scrive sibillina: «al punto 35 mi dici che porterai Quella a salutare Uomo», dove “quella” è la Polizzi e “Uomo” è il boss Leonardo Bonafede, padre della maestra deceduto anni fa. Una frase criptica che lascia intendere le intenzioni del capomafia: far raggiungere alla nonna di sua figlia il boss passato a miglior vita. Una storia che, al di là della sua drammaticità, prova, secondo il tribunale, lo strettissimo rapporto tra la maestra e Messina Denaro che a lei confidava i segreti più nascosti.