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Palermo, al via la mostra « Pinakothek’a » con la collezione privata Elenk’Art

Palermo – Fino al 30 marzo 2025 la Fondazione Sant’Elia di Palermo ospita “Pinakothek’a. Da Cagnaccio a Guttuso, da Christo e Jeanne-Claude ad Arienti”, la grande mostra che, negli spazi di Palazzo Sant’Elia, espone per la prima volta parte della ricca e documentata collezione Elenk’Art della famiglia Galvagno. Oltre duecento opere e centocinquantatrè artisti selezionati dai curatori, gli storici dell’arte Sergio Troisi e Alessandro Pinto, attingendo a un corpus di più di quattrocento pezzi. Un’indagine che, dopo mesi di studio e confronti, ricostruisce attraverso nuclei narrativi la produzione di tutto il Novecento e include esponenti italiani e stranieri anche del panorama contemporaneo: dagli anni Venti del Novecento e fino allo scenario attuale, seguendo un percorso temporale che si sofferma su contesti storici, sezioni tematiche e monografie, come quella dedicata a Renato Guttuso, presente con una decina di opere. Qui si è svolta sabato scorso la presentazione ai giornalisti con gli interventi del Sovrintendente della Fondazione Sant’Elia, Antonio Ticali, di Angela Fundarò (Vicepresidente FSE), dei curatori Sergio Troisi e Alessandro Pinto e di Francesco Galvagno (Amministratore unico Elenka spa).

Centinaia di visitatori per l’inaugurazione, sabato sera, e pubblico entusiasta – in particolare gli addetti ai lavori come storici dell’arte, docenti e giornalisti specializzati – per la straordinaria antologia di autori e opere riuniti a Palazzo Sant’Elia. Fra i presenti anche Roberto Lagalla, Sindaco metropolitano della Città di Palermo e Presidente FSE, trattenutosi a lungo nelle sale della mostra apprezzando l’imponente collezione che la famiglia Galvagno ha voluto aprire al pubblico e alle migliaia di turisti di passaggio dalle prossime vacanze di Natale e fino alla primavera. Visite dal martedì alla domenica, orario 9-20 (ultimo ingresso ore 19). Biglietti: intero 6 euro; ridotto 4 euro; bambini fino ai 6 anni ingresso gratuito.


Con l’arte italiana fra le due guerre e autori come Donghi e Cagnaccio di San Pietro, Carlo Carrà, de Chirico, Fausto Pirandello, Mario Mafai, Francesco Messina e il suo drammatico “Giobbe” la mostra prende le mosse dalla “Cavallerizza” al piano terra per proseguire nei due piani successivi. Al piano nobile, introdotti dalla sala dedicata al mastro di Bagheria, si prosegue con il periodo dell’astrazione. Spiegano i curatori, Sergio Troisi e Alessandro Pinto: “Si inizia dal Gruppo Forma 1 con il fondamentale contributo dei siciliani Carla Accardi, Pietro Consagra e Antonio Sanfilippo, seguendone gli sviluppi con i dipinti di Achille Perilli, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Nelle sale successive è di scena il Gruppo degli Otto, con opere di Afro, Cassinari, Moreni, Vedova; l’informale e la presenza di importanti pittori stranieri, quali Hans Hartung e Georges Mathieu”. Con gli anni Sessanta il viaggio prosegue con l’arte cinetica o optical art (Victor Vasarely, Grazia Varisco e Paolo Scirpa); le tele estroflesse di Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Turi Simeti; la Pittura analitica (Elio Marchegiani e Pino Pinelli) e il clima delle poetiche dell’oggetto testimoniato (tra gli altri) da Pino Pascali, Mario Schifano, Alighieri Boetti, Emilio Isgrò e gli esponenti del Nouveau Réalisme, Christo, Arman e César, Oppenheim, Nagasawa e Nitsch. Quindi le neo avanguardie e la figurazione del secondo Novecento: i pittori moderni della realtà (Antonio e Xavier Bueno, Gregorio Sciltian); Bruno Caruso, presente con un ampio nucleo di opere, e l’indagine sottile della luce condotta da Piero Guccione.

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