Salerno – Giulia (nome di fantasia) ha 12 anni ed è dell’agronocerino, in provincia di Salerno. Nel tema in classe, seconda media, sulla violenza sulle donne ha descritto la sua vita. Ha raccolto sentimenti, sensazioni, paure. Le sue. Lei li vive tutti i giorni da quando suo padre ha tentato di uccidere sua madre ed è stato arrestato. «Quando una donna viene picchiata dalla persona che ama – scrive la ragazzina – il dolore che ha dentro nessuno lo può capire. Quando sento che delle donne vengono uccise dai mariti che pensano che li tradiscono, piano piano mi sale un brivido e dico sempre che io vivo in un mondo crudele. Ma dove sono i ministri, dove sono le forze dell’ordine!?».
Giulia è stata costretta a crescere molto velocemente. A soli dieci anni è stata testimone di violenze e maltrattamenti che un bambino non dovrebbe conoscere. Giulia è una piccola donna piena di grinta. E’ toccato a lei diverse volte, proteggere la madre dalla furia del padre. Nella lettera, affidata all’avvocato Monica Cicalese dell’associazione Manden, duri pensieri prendono il posto di parole spensierate. «Una donna è inutile che denuncia perché è una battaglia persa. Io mi trovo in questa situazione da due anni e non si è risolto mai nulla. Si va di male in peggio perché la legge non ci tutela in niente. Ricordo le parole dette dagli assistenti sociali che dissero non ti preoccupare risolveremo tutto il prima possibile e ad oggi mi trovo ancora in questa situazione».
È un crescendo di rabbia, ciò che la piccola Giulia esprime. «L’ultima cosa che sono venuta a sapere negli ultimi giorni è che mi chiuderanno in una struttura. Ma loro non sanno che senza mia mamma io sono nulla ma lo so che se andrò a parlare con il giudice le mie parole andranno al vento. Com’è andata a finire? Che ora è mia mamma che non è buona a fare la mamma?! Penso…a cosa serve tutto questo che fanno nella giornata della violenza sulle donne. Per me a questo punto è solo una perdita di tempo. Sto scrivendo questa lettera con le lacrime agli occhi. Sono stanca di tutto questo perché se perdo la cosa più cara di tutti, perdo anche me. Spero che il mondo cambi perché qui gli unici violenti siamo io, mia madre e i miei fratelli. Vorrei solo un poco più di comprensione». La lettera di Giulia termina con un appello scritto in maiuscolo. «Basta violenza».