Scicli – Nella Macondo che da contrada Affumato, lungo la vecchia provinciale Scicli-Sampieri, porta alla spiaggia di Punta Pisciotto, vivono, nella sorniona memoria di Renato Fidone, uomo di teatro sciclitano, i personaggi di una infanzia felice.
E così nel libro di brevi racconti, pensieri, ricordi e poesie intitolato “Quando si sentiva il profumo del mare” (Edizioni Il Sognatore Scicli, a cura dell’associazione Tecne 99) teatro e palcoscenico dei protagonisti della narrazione è la casa che porta scolpita su uno stipite la data dell’Anno Decimo dell’Era Fascista. E a fronte di tanta retorica fiduciosa nelle magnifiche sorti di quei luoghi, Renato raccoglie i cocci di una adolescenza trascorsa nella dimensione familiare: i nobili vicini di casa, sempre meno forti della loro roba verghiana, i loro dirimpettai contadini, con uno sguardo disincantato sulla nobiltà e sul mondo, e gli ingenui, che misurano il tempo contando il numero delle persone che passano per quella strada periferica di campagna.
Lo spazio urbano di Fidone è un fazzoletto di tre chilometri, dove il microcosmo degli affetti familiari diventa metafora di una storia più grande.
La società rurale e arcaica che evolve verso la modernità e la contemporaneità, il ritmo lento di una vita informata ai valori della ruralità, delle sue regole, delle sue rinunce, e la crescita personale ed esistenziale del protagonista, che scopre nella scrittura, ora briosa, ora ironica, talvolta ilare, il senso di una età felice di cui traspare qua e là, tra un aneddoto e un evento divertente, la vena malinconica verso un passato che non c’è più.
Giocoso e felice.