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Se i ragusani hanno preferito il calduccio dei centri commerciali

Ragusa-Gen.li,
Leggo giornalmente il Vs. notiziario e interessanti in rubriche, mi sembra doveroso inviarvi un ringraziamento, perché seppur online i vostri contenuti sono vicini alla vite tutti i giorni della nostra città, le comuni lamentele mi hanno fatto spesso riflettere, del resto sono un appassionato di sociologia e qui di seguito vi riporto un pensiero che ho cercato di riassumere, lo invio semplicemente perché potrebbe essere di vostro interesse.

Giornalmente sento e leggo « i Rausani » « a Rausa »….sempre una lagna e nulla di nuovo. Ma soffermandosi a pensare con una decisa schiettezza su cos’è o com’è « Rausa  » mi rendo conto che si trae un appassioannte pensiero, perchè la città di Ragusa offre uno spaccato sociologico interessante che può essere analizzato considerando vari aspetti demografici, culturali ed economici.


Nel contesto attuale, le dinamiche demografiche sottolineano una bassa fertilità ma leggermente superiore alla media regionale che ha portato un lento ma costante aumento della popolazione anche dovuto a un saldo migratorio positivo che ha compensato il saldo naturale negativo, fin dal dopo guerra; per dare un’idea nel 2001 eravamo 68956 nel 2021 72779 ma nel 1951 « solo » 50240.

L’eterogeneità etnica è una caratteristica distintiva di Ragusa, con una significativa presenza di residenti stranieri, rappresentando il 7,01% della popolazione totale, più del doppio rispetto alla media regionale.

Quando pensiamo alla nostra Ragusa e le tradizioni ed il folclore il primo pensiero va alle festività dedicate a San Giorgio e San Giovanni Battista, che rappresentano importanti elementi della vita sociale. Le festività, con radici che risalgono a periodi storici cruciali come la battaglia di Cerami, testimoniano la connessione profonda tra la storia locale e le tradizioni religiose. Possiamo dire che a Ragusa passato e presente si fondono, come culture diverse, ma potremmo fare di più salvaguardando le tradizioni e sono certo che a Ragusa non c’è spazio per discriminazione e individualismo, è vero che per lungo periodo Ragusa è stata una meta isolata nel sud della Sicilia ma l’animo delle origini di Ragusa resta e oggi è più evidente, ovvero di un luogo di incontro fra le terre del nord Africa e l’Europa, fra i commerci della Val di Noto e il « Nord » della sicilia e d’Italia.

Dal punto di vista socio-economico, Ragusa è descritta come il « nuovo sud-est, » con un’economia florida che funge da modello di successo. Nonostante le carenze infrastrutturali, la regione ragusana è tra le più ricche della Sicilia, con alti livelli occupazionali e un reddito pro capite superiore alla media meridionale. L’indice di libertà economica pone la provincia ai livelli di quelle del nord Italia, anche se ai più sembrerà poco realistico, basta pensare che Ragusa detiene il primato nazionale per la produzione agricola lorda vendibile; i formaggi, l’olio DOP Monti Iblei, e il vino ne hanno fatto l’identità economica, come alcune aziende industriali che sono fiori all’occhiello non solo della provincia ma tutta la regione siciliana. E’ vero che da petrolio, asfalto, cementi e derivati si è perso molto negli ultimi anni ma si sono affacciate nuove realtà in altri settori, come carrubbe, caffè, ipermercati. Non è da diemnticare il turismo, sebbene recente, è in crescita grazie a fiction e film girati nella zona, nonché all’inclusione nella lista dell’UNESCO. Il turismo enogastronomico è particolarmente rilevante, con la città che presenta una notevole attrattiva per turisti italiani e stranieri interessati a prodotti agroalimentari tipici, questo ha sostituito quelle produzioni che spesso ci vedono nolstagici, ma portando non indifferenti sviluppi economici diretti ed indiretti.

Percorrendo molte strade nel centro città mi ritoranano in mente tante attività ecomiche che oggi non ci sono più ma anche quelle recenti già sostituite o peggio non sostituite che lasciano i locali, bè ci sarebbe molto da parlare ma solo alcune considerazioni mi sento di farle:

I Ragusani da qualche tempo preferiamo i caldi e coperti centri commerciali, alle fredde vie del centro, non sarebbe stato più opportuno edificare i centri commeriali all’interno della città, magari in centro, dove i parcheggi interrati sarebbero stati anche utili per il « vicinato »? Nelle città del nord Europa i centri commerciali sono collegati con metro e tram, spesso vicini a stazioni dei treni o dei bus. Noi non amiamo il freddo, ma le case le hanno costruite in periferia, verso la zona industriale invece che edificarle verso i centri commeriali, cosa molto curiosa, contribuendo a una desertificazione abitativa in alcune aree, non è arrivato il momento di riqualificare il centro investendo noi stessi negli immobili, facendo per la prima volta una battaglia collettiva contro il mantenimento statico quasi congelato, per preseravare una non ben definita storia in immobili anni 60/70/80 che oggi sono cadenti? Basterebbe « segnare » gli immobili di interesse storico e artistico così da dare libero sfogo all’estro di architetti e privati per la riedificazione di nuovi edifici. Si, nuovo e antico uno di fianco all’altro perchè il mondo va avanti, la storia va avanti e noi non possiamo fermarla in nessun modo, tranne che abbandonare le nostre case per cercare luoghi più comodi e moderni. Noi viviamo questo tempo e non il tempo passato, i nostri figli vivranno i ricordi e l’infanzia di questi giorni, dove le strade sono vuote, i giochi comuni rari o forse il nostro sforzo sarà vano, quando in un futuro prossimo le case saranno troppo obsolete e malandate e abbattere tutto sarà la normalità senza neanche preservare quel poco di artistico che resta.

Per il futuro della comunità ragusana, è possibile prevedere una continuazione della crescita economica, ma potrebbe essere importante gestire le sfide legate alla crescita demografica, all’integrazione delle comunità straniere e alla sostenibilità ambientale. Il mantenimento e la valorizzazione delle tradizioni culturali potrebbero svolgere un ruolo chiave nel mantenere l’identità locale. Forse l’unica cosa che manca ai Rausani è un po’ di positivismo e sana iniziativa

Mario Lauriano
Ragusa

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