Piazza Armerina, Enna – Johary Annaloro, madre di Larimar, la quindicenne trovata impiccata ad un albero a Piazza Armerina (Enna) lo scorso 6 novembre, ha annunciato di aver riferito agli inquirenti i nomi dei possibili responsabili della morte della figlia. «È impossibile che una ragazza di quindici anni usi quel metodo così violento per togliersi la vita – ha riferito la donna nel corso di «Mattino 4» – E lo dimostra il modo in cui è stata trovata. Non posso dire su chi cadono i miei sospetti. Ma ho parlato con gli inquirenti. Abbiamo fatto nomi e cognomi». Già ieri al Corriere la donna aveva anticipato che si sarebbe recata a parlare con chi indaga, affermando che aveva dei sospetti. La signora ha fatto sapere, inoltre, di essere a conoscenza del fatto che la figlia fosse stata «minacciata di morte, quel giorno a scuola».
Johary ha quindi proseguito, entrando nei dettagli della scoperta del cadavere della ragazzina. «Nella rete del nostro giardino ci sono dei buchi e si può entrare come si vuole, anche saltando. Noi siamo in questa casa da poco, ci siamo prima concentrati a sistemare il dentro e poi volevamo rimettere a posto il perimetro per questo, per non fare entrare nessuno – ha affermato – E invece se ne sono approfittati e sono entrati quando abbiamo lasciato nostra figlia sola in casa. Abbiamo trovato la sua stanza completamente a soqquadro, con tutto l’intimo a terra».
Alla domanda della intervistatrice se secondo lei l’hanno uccisa a casa e poi portata in giardino mettendo in disordine per simulare un furto in casa, la donna risponde: «Non so se l’hanno uccisa in casa, io penso che l’abbiano uccisa qui sopra perché le scarpe erano bianche e pulite. Ed è stata trovata in ginocchio, c’erano i solchi sotto le ginocchia perché l’hanno lasciata lì già pesante. Era già svenuta o morta. In questa cosa c’entrano anche gli adulti. C’è una rete di complici. Tutti stanno coprendo. E nessuno a me ha detto nulla. Se qualcuno, il preside, il bidello, un docente mi avesse detto che mia figlia era stata minacciata di morte, io non l’avrei lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia. Al termine del collegamento la donna lancia un appello: «Chi sa, parli».