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Violenza e incertezza persistono dopo un mese di caos – La Verdad

La situazione ad Haiti rimane ferma dopo un mese di crescente caos e violenza, senza progressi significativi verso la formazione del consiglio che guiderà la transizione nel Paese, che non tiene elezioni da quasi otto anni.

Da un mese ad Haiti si assiste ad un'escalation di violenza perpetrata da bande armate che chiedono le dimissioni del primo ministro Ariel Henry. Il 2 marzo, in mezzo al caos, queste bande hanno attaccato due delle principali carceri del Paese, provocando la fuga di circa 3.600 detenuti, molti dei quali noti per la loro crudeltà.

Le autorità sono state costrette a dichiarare il coprifuoco nel dipartimento di Oeste, dove si trova la capitale Port-au-Prince, e a istituire lo stato di emergenza. Tuttavia, il primo ministro Henry in quel momento era fuori dal paese, il che ha ulteriormente complicato la situazione.

Henry, entrato in carica dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise nel giugno 2021, si trova attualmente negli Stati Uniti e non può tornare nel suo Paese. Nonostante la sua offerta di dimettersi per facilitare la transizione, il consiglio incaricato di portare avanti questo processo non ha ancora preso ufficialmente posizione.

Permane l'incertezza tra le continue segnalazioni di atti di violenza, anche se in misura minore rispetto all'inizio del mese. I paesi continuano a evacuare i propri cittadini, mentre ad Haiti si sono verificati episodi come il linciaggio di due uomini da parte di una folla e rapimenti come quello dello YouTuber americano Addison Pierre Maalouf.

Tutto ciò avviene in un contesto di deterioramento economico, con una contrazione del PIL e una situazione umanitaria allarmante che colpisce metà della popolazione del Paese. Con un futuro politico incerto e una violenza persistente, Haiti deve affrontare sfide enormi nel suo percorso verso la stabilità e la ripresa.

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